Passe-partout

E’ una vita che sto in allerta. E’ una condizione da cui non riesco ad uscire. Mi sono convinta che questo immutabile stato di tensione mi permetterà di essere pronta nel caso dovesse verificarsi la Catastrofe. All’attacco, all’attacco! dicevano nei film, ma io ho conservato la posizione aspettando i Tartari e invece lei arriverà per un pertugio, una feritoia del cuore o del polmone, distrattamente lasciata a se stessa, socchiusa, indifesa. S’inerpicherà su per la spina dorsale scalando le vertebre una ad una e ad ogni affondo di scarpone sarà sempre più vano sollevarsi. Circuirà la rètina dell’occhio con la promessa di una proiezione personale ed esclusiva e i fumogeni profumeranno di albicocca. S’accomoderà nello stomaco, nell’intestino, nell’utero ninnando dolcemente ogni presentimento e tutto l’irritante cicaleccio del mondo passerà giù per le trombe d’Eustachio e si farà muco da espellere. Sulle papille resterà il gusto dell’ultimo bacio o quello di un antidolorifico. E sto in allerta, sto, ché di tutte le catastrofi la paura s’è presa il passe-partout.

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